COMUNICATO STAMPA
1° MARZO 2023
Le scelte del Governo metteranno a rischio 100 mila posti di lavoro e renderanno impossibile per i redditi più bassi realizzare interventi sulle case popolari e più vecchie.
“Alla luce dei vari provvedimenti del Governo il settore costruzioni rischia un netto peggioramento dell’occupazione e della qualità del lavoro con gravi impatti sull’ambiente e sulla possibilità di rigenerare quartieri e periferie senza raggiungere così gli obiettivi ONU e UE per città sostenibili”.
Con queste parole Vito Panzarella e Alessandro Genovesi – Segretari Generali FenealUil e Fillea Cgil annunciano un percorso di mobilitazione contro quelle che ritengono scelte del tutto sbagliate per il lavoro, l’ambiente e la sicurezza.
“Dal decreto 11/2023 che blocca la cessione dei crediti per i bonus edili colpendo i redditi più bassi, chi vive, cioè, nelle case più vecchie ed energivore e nelle periferie, – spiegano – alle nuove norme del Codice degli Appalti che riducono gli obblighi di applicazione dei CCNL edili e introducono la liberalizzazione dei subappalti a cascata, le politiche del governo finiscono per tagliare drasticamente il lavoro nell’edilizia privata, con un peggioramento della sicurezza per i lavoratori negli appalti pubblici, meno qualità e meno sostenibilità. Per queste ragioni, a partire dai prossimi giorni, saranno organizzate varie iniziative, volantinaggi, assemblee e azioni simboliche che culmineranno il 1° aprile in una giornata nazionale di lotta articolata in 5 manifestazioni territoriali“.
5 le periferie scelte per le manifestazioni che, oltre alle lavoratrici e ai lavoratori del settore, delegati e militanti sindacali, saranno aperte a contributi di studenti, associazioni ambientaliste, comitati di quartiere, imprenditori, professionisti e intellettuali.
“Una giornata di impegno, insomma, per portare avanti le nostre proposte – spiegano i due sindacalisti – a favore del lavoro e dell’ambiente e che saranno anche un’occasione di confronto e di partecipazione per i cittadini che vivono in quei quartieri e che sono i più colpiti dalla mancanza di una politica e di una programmazione di medio periodo per la riqualificazione e la rigenerazione delle loro case e delle loro aree urbane”.
LE PROPOSTE
“Servono politiche industriali, stabili e durature per il settore delle costruzioni, per difendere l’occupazione esistente e crearne di nuova. Politiche industriali per riqualificare e rigenerare il costruito, per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica, sicurezza antisismica, sostenibilità ambientale decisi dall’Onu e dall’Europa.
Servono risorse e strumenti per realizzare la città dei 15 minuti, per garantire case di qualità, aree verdi, servizi di prossimità a partire dalle nostre periferie. Servono infrastrutture e opere pubbliche di qualità, avanzate che dai grandi interventi alla riqualificazione diffusa di scuole, ospedali, case popolari garantiscano a tutti di vivere meglio”.
“Per questo – continuano i sindacati – chiediamo la modifica del decreto 11/2023 sui bonus edili, che rischia di distruggere 100 mila posti di lavoro e soprattutto di escludere milioni di cittadini a basso reddito dalla possibilità di avere una casa più vivibile e sicura, più efficiente in termini energetici, più salubre e con bollette meno care. Dobbiamo garantire urgentemente lo sblocco dei crediti ma soprattutto dobbiamo dare stabilità alle percentuali di incentivo per i prossimi 10 anni, garantendo la cessione del credito e lo sconto in fattura per gli incapienti (garantendo il 100% dei costi anche tramite recuperi sulla bolletta) e per i redditi medio-bassi (Isee inferiore ai 30 mila euro), per i condomini e per chi vive nelle periferie. Prevedendo un intervento pubblico diretto, anche straordinario, per l’Edilizia Pubblica Residenziale”.
“Per questo chiediamo una legge quadro per la rigenerazione urbana, con una nuova pianificazione urbanistica basata su maggiori risorse e strumenti partecipativi, in coerenza con gli obiettivi del Next Generation Eu e dell’Agenda ONU per città sostenibili. E ancora vincoli stringenti sull’obbligo di applicare e rispettare i CCNL Edili in tutti gli appalti di lavori rientranti nei perimetri e nei campi di applicazione dell’Allegato X del dlgs. 81/2008, a partire dagli appalti di lavori pubblici, migliorando le previsioni del nuovo Codice degli Appalti contro ogni forma di dumping contrattuale, lavoro irregolare, infiltrazioni criminali. Per questo ci mobilitiamo per ottenere il ripristino del divieto dei subappalti a cascata come previsto dall’attuale Codice degli Appalti e la valorizzazione delle imprese più strutturate, la loro qualificazione, la loro crescita dimensionale. Vogliamo diventare un Paese migliore, più efficiente, sicuro e ambientalmente sostenibile. Ma per fare questo dobbiamo difendere e valorizzare il lavoro di qualità, sicuro e legale, indispensabile per azzerare le morti sul lavoro e in particole nei cantieri. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo, ma prendiamo atto che il Governo non ha coinvolto le organizzazioni sindacali in nessun tavolo sugli appalti e sulle politiche di settore, non riconoscendo ai lavoratori il ruolo che meritano: quello di protagonisti della vita economica e sociale del Paese. Rivolgiamo per questo – concludono i sindacati – un appello ai tanti soggetti dell’impegno politico, associativo, ambientalista, civico, del mondo dell’impresa e delle professioni per sostenere le ragioni delle lavoratrici e lavoratori del settore delle costruzioni, oggi così strategico per la crescita economica e per un mondo più giusto e sostenibile”.
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